Secondo gli storici della medicina l’endoscopia moderna ha una data di nascita precisa: il 1806, quando il medico tedesco di origini italiane Philipp Bozzini mise a punto per primo un sistema per osservare agevolmente all’interno del corpo di un paziente.
Egli combinò diverse tecnologie per raggiungere questo risultato: ad esempio l’utilizzo di una fonte di luce per illuminare le cavità interne, e un complesso di lenti – mutuato dai telescopi di fine ‘700 – per ingrandire quanto osservato. Fondamentale fu anche l’adozione di un sistema di specchi che permettessero di guardare le immagini in modo indiretto, senza interferire con la fonte di luce.
Fu così che nacque il lichleiter, il primo endoscopio della storia utilizzato su pazienti coscienti per diagnosticare malattie e disturbi. Inizialmente questo strumento venne utilizzato perlopiù in ambito ostetrico e ginecologico, anche perché questa era la specializzazione di Bozzini.
Successivamente il campo di utilizzo si ampliò ad altre discipline, vennero messi a punto sistemi sempre più tecnologici e meno invasivi, e fu così che si arrivò agli endoscopi moderni basati sull’impiego di piccolissime telecamere.
Oggi sono fondamentali, oltre agli strumenti per la cattura delle immagini, anche quelli per la loro visualizzazione: per questo motivo i monitor usati per l’endoscopia svolgono un ruolo importantissimo durante le procedure e devono essere scelti con una precisa rispondenza a standard di qualità, nitidezza e resa cromatica dell’immagine.